Sulla sommità del colle che domina la Rupe Magna sorgono il castello di S.Faustino ed il Castello Nuovo. Tra i resti murari conservati del Castello di S.Faustino e di alcune delle strutture ad esso pertinenti si segnala il campaniletto romanico. Restaurato nella parte superiore verso la fine dell’800, è attiguo alla piccola cappella che conserva, al centro del presbiterio, due sepolcri medievali scavati nella roccia: indagini archeologiche in quest’area hanno permesso di ipotizzare l’esistenza di un edificio di culto (oratorio del VII-VIII sec. d.C.?), anteriore alla costruzione del castello. Fra il 1350 e il 1375 sorse il Castello Nuovo, concepito per rispondere a mutate esigenze strategiche: è caratterizzato da una doppia cortina di mura, giustificata da necessità difensive, e da un poderoso donjon, cioè una torre interna fortificata, alla quale veniva affidata l’estrema difesa del castello.
L’edificio più antico fu realizzato attorno al X-XI sec. sull’estremità meridionale del dosso ed è comunemente citato, anche nei documenti, come “Castrum Grosif o, anche, “Castello di S. Faustino”, dal nome del martire romano al quale venne dedicata, insieme a S. Giovila, la cappella castellana. I resti murari conservati permettono il riconoscimento del perimetro del castello e di alcune strutture ad esso pertinenti. Tra queste svetta il campaniletto romanico, restaurato nella parte superiore verso la fine dell’800, attiguo alla piccola cappella che conserva, al centro del presbiterio, due sepolcri medievali scavati nella roccia: scavi recenti in questa area hanno permesso di ipotizzare l’esistenza di un edificio di culto (oratorio del VII-VIII sec. d.C.?) anteriore alla costruzione del castello.
Questa nuova costruzione fu concepita per rispondere a mutate esigenze strategiche: è caratterizzata da una doppia cortina di mura, giustificata da necessità difensive, testimoniate anche dalla presenza di un poderoso donjon, cioè una torre interna fortificata alla quale veniva affidata l’estrema difesa del castello. Ad esclusione di una incursione da parte dell’esercito visconteo al comando di Giovanni Cane, che calò su Bormio sottomettendola a Milano (1376), il castello non venne coinvolto in fatti d’arme fino al 1526, quando il Governo grigionese delle Tré Leghe, nuovo signore della Valtellina, ne ordinò lo smantellamento insieme a tutte le fortificazioni esistenti in Valle.
La fortificazione fu nuovamente riattata nel corso della Guerra di Valtellina (1620-1639) e, in particolare, durante la campagna condotta dal Duca di Rohan nel 1635. Benché ormai allo stato di rudere, il Castello Nuovo costituisce l’esempio meglio conservato e più interessante tra i castelli della provincia di Sondrio. Lo scavo archeologico condotto tra 1992 e 1997 su tutta la zona sud-occidentale all’interno del Castello Nuovo (Area 6) ha portato alla luce i resti di un insediamento sviluppatesi nell’età del Bronzo e nell’età del Ferro (metà li-fine I millennio a.C.). I reperti associati alle varie fasi protostoriche delineate, esposti nell’Antiquarium del Parco, mostrano la presenza, in questo comprensorio dell’estrema Lombardia nord-occidentale, di aspetti culturali del tutto peculiari, caratterizzati da alterni rapporti ora con l’area transalpina dell’alta valle del Reno (Grigioni), ora con l’area sudalpina delle Alpi centro-orientali (Trentino-Alto Adige).